Ne ho aggiustate parecchie di queste bici. Mentre scrivo ne ho una in ciclofficina che aspetta il suo turno.

Qualche settimana fa ne ho anche fatto una storisss ignorante su Instagram. Sono rimasta come al solito perplessa dalle reazioni.

Se avessi dovuto dar retta a tutti i non ne vale la pena che mi sono stati detti in questi primi anni di attività, non sarei chi sono ora, non saprei le cose che so.

Per fortuna non l’ho fatto stilando la mia personale lista di lavori che non vale la pena fare e, Ve lo dico onestamente, non tanto perché non verrebbero pagato equamente, ma perché spesso i clienti non capiscono il lavoro che c’è dietro e non ti danno il giusto tempo per eseguire il lavoro.

La Pininfarina verde della Esso è una bici come un’altra, non certo di alta gamma, più simile alla classica bici da supermercato. Non è costata poco a chi l’ha presa originariamente con i punti: ne richiedevano molti e ci voleva anche qualche euro finale. Ora la si trova spesso nelle compravendite di usato.

Nessuno delle mie clienti pensa di possedere chissà quale Ferrari a due ruote, ma come per ogni bici se correttamente mantenuta fa il suo lavoro.

Quando scrivo queste cose la gente storce il naso.

In questo caso specifico mi è stato chiesto come fa a piacerti?

È talmente kitsch che la amo, il telaio per quanto abbia una firma altisonante non si può guardare ed il colore è veramente improponibile, ma fa parte della storia del design e poco conta il gusto soggettivo. Per me rimane un pezzo della nostra storia, di cui in rete ho letto critiche a mio parere eccessive.

Chissà quanti si sono avvicinati al ciclismo così. In fondo io l’ho fatto andando a comprare la bici che costava meno da Decathlon ed è stato il punto di inizio di un cambiamento di Vita inimmaginabile.